Il metodo TEACCH, acronimo di “Treatment and Education of Autistic and Communication Handicapped Children”, prevede la presa in carico globale in senso sia “orizzontale” che “verticale”, cioè in ogni momento della giornata e in ogni periodo dell’anno e della vita, delle persone con autismo o con altre disabilità comunicative.
Ideato e progettato da Eric Schopler negli anni ’60 nella Carolina del Nord (USA), dagli anni ‘70 il metodo TEACCH è ufficialmente adottato e finanziato da questo Stato.
In molti paesi Europei (Belgio, Olanda, UK, Scandinavia) la maggior parte delle scuole e dei centri specializzati per persone con autismo sono attualmente organizzati sul modello del metodo TEACCH.
LA FINALITÀ DEL METODO TEACCH
E’lo sviluppo del maggior grado possibile di autonomia delle persone con autismo nella vita personale, sociale e lavorativa, attraverso strategie educative mirate al potenziamento delle capacità emergenti.
I presupposti su cui questo metodo si basa per stabilire i criteri di intervento erano, agli inizi degli anni ‘60, del tutto innovativi: smentita da varie ricerche scientifiche una qualunque responsabilità della famiglia nella genesi dell’Autismo, i genitori incominciano a essere considerati la fonte più attendibile di informazioni sul proprio bambino, e vengono coinvolti nel programma di trattamento, con il ruolo di partner attivi dei terapisti.
Inoltre, poichè in presenza di un disturbo della comunicazione e della socializzazione l’integrazione sociale non può avvenire spontaneamente, i programmi educativi devono avvalersi di strategie appropriate.
I PRINCIPI DEL METODO TEACCH
- Coinvolgimento e collaborazione attiva dei genitori: per una corretta valutazione delle capacità del bambino, delle sue potenzialità e del suo livello di sviluppo; per consentire la generalizzazione delle competenze e per garantire interventi coerenti in ogni momento della vita del bambino.
- Intervento a partire da punti di forza e predisposizioni personali del bambino: una volta valutate le abilità di base, gli obiettivi e le attività saranno scelti non fra ciò in cui il bambino ha maggiore difficoltà, ma fra le abilità “emergenti”, cioè fra le prestazioni che riesce a portare a termine con l’aiuto dell’adulto.
- Strutturazione di spazi e tempi di vita con strategie di tipo visivo, dato che le abilità visuo – spaziali costituiscono per i bambini autistici un punto di forza. La strutturazione spazio – temporale favorisce la prevedibilità e permette di tenere sotto controllo l’ansia.
- Modificazione delll’ambiente di vita del bambino, strutturandolo in modo tale da facilitare l’apprendimento: adattare l’ambiente alla persona, presentandogli progressivamente le difficoltà.
- Utilizzo di strategie comunicative di tipo visivo, per quanto la scelta della forma di comunicazione più adatta dipenda sempre dalla predisposizione individuale dei singoli bambini.
- Elaborazione di un programma educativo individualizzato, con continue e frequenti verifiche: se il bambino dispone di un buon programma apprende in un tempo ragionevole, in caso contrario il programma va rivisto.
AREE DI INTERVENTO
Per formulare un programma educativo è necessario prendere in considerazione le abilità emergenti del bambino nelle seguenti aree di sviluppo: percezione, imitazione, motricità fine e globale, coordinazione oculo-manuale, capacità cognitive, comunicazione, abilità sociali, autonomie e prerequisiti dell’apprendimento.
A NOI PIACE PERCHE’
- Coinvolge i genitori e li rende protagonisti attivi
- La strutturazione dell’intervento permette di organizzare i tempi e gli spazi in modo funzionale ai bisogni dei bambini, favorendo la generalizzazione delle competenze
- Considera importante la valorizzazione dei punti di forza e degli interessi della persona, rendendo l’intervento individualizzato e flessibile
- La sua finalità è lo sviluppo del maggior grado possibile di autonomia in tutti i contesti di vita
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